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Il sogno erotico dei kamikaze plagiati dagli Imam
lunedì 25 luglio 2005
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Morti, sangue, stragi. Prima a Londra, poi Sharm, e domani , chissà, a chi toccherà? E' questo lo stato d'animo che sta vivendo l'Occidente in queste giornate. A Roma sembra di essere tornati agli anni di piombo del terrorismo. La gente ha paura. Glielo leggi negli occhi, quando sei gomito a gomito in metropolitana, negli autobus, nei negozi affollati, nelle discoteche, persino nelle spiagge. E' difficile non dare ragione in queste giornate drammatiche a Oriana Fallaci nella sua furiosa “crociata” contro la "fandonia" dell'Islam moderato, ,quando denuncia che "l'’invasione islamica considera infedeli tutti: cristiani, ebrei, protestanti, buddisti, anche gli atei.”


C'è una consulenza tecnico -psichiatrica riservata, disposta dal PM di Milano, Elio Ramondini , su Rihad Jelasi, il primo "pentito "italiano di Al Quaeda. Vengono i brividi a leggere quelle pagine. Per gli Imam siamo tutti carne da macello. In sostanza, un vero islamico deve passare la propria vita a trascinare all’inferno i nemici di Dio. Tutti quelli che si ammazzano(e uccidono gli altri), sono convinti di questo.
Quando si fanno esplodere , c’è l’uscita dell’anima dal corpo. Il dolore che si prova è come quello di una puntura di una zanzara.


Un grande architetto italiano, Paolo Portoghesi ( è lui che ha progettato la grande moschea di Roma) ha dichiarato qualche giorno fa al "Corriere" che “forse bisognerebbe costruire cento, mille, milioni di moschee in tutto il mondo per integrare l’islamismo con le altre religioni.” Ma non è affatto automatico che il luogo di culto si traduca in una cultura della pace. Sapete da chi sarebbero controllate le moschee di Napoli e Firenze se fossero realizzate? Dall'Ucoii (l'Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia), affiliate ai Fratelli Musulmani, un movimento integralista fuorilegge nella maggior parte dei Paesi musulmani.


Ha scruitto bene una persona saggia come Magdi Allam: visto che queste moschee verrebbero di fatto costruite in Italia con il denaro pubblico, non è il caso di domandarsi se non esistano altre priorità in cui investire per favorire l'integrazione dei musulmani? Insomma, prima delle moschee, caro Portoghesi, pensiamo a formare gli Imam, per renderli compatibili con le nostre leggi e con i valori della nostra società.
Sapete che cosa predicano molti di questi Imam per spingere i ragazzi contro i nemici di Allah? Chiedono ai discepoli di immaginare il paradiso, delimitato da latte e miele, dove il martire , siederà dietro a Dio su poltrone d’oro e diamanti. In paradiso ci sono poi migliaia di ragazze, vergini, alte tra un metro e 65 e il metro e 70, pesano da 50 ai 60 chili, hanno i seni all’insù, sodi, la pelle bianchissima, il naso piccolo, la bocca piccola, grandi occhi neri, capelli lunghi, guance rosse, il collo lungo ed il sedere rotondo e ben fatto.
Quando vedono uno Shaid, un martire, le ragazze, praticamente, svengono. Poi si rialzano e lo riempiono di baci. Quando fanno all’amore , le vergini in paradiso dicono parolacce durante i rapporti sessuali per aumentare il godimento del maschio. I corpi non puzzano, profumano. In paradiso ,difatti, si torna in carne ed ossa. Ed il giorno dura settantamila anni. Così si ha tutto il tempo per fare all’amore. Passi dieci anni con una , cento con l’altra e così via. Sesso e morte. Anzi più ne ammazzi, più avrai sesso. Questo c’è nella psiche di chi decide a vent’anni di farsi caricare di tritolo e farsi saltare in aria. Diventare una bomba umana non è solo una scelta politica o religiosa. E’ l’esito di un percorso iniziatico comune a molte sette. Il risultato di un vero e proprio lavaggio del cervello. Tutto ciò che è "modernità" o razionalità, è visto come un pericolo. Persino la musica classica è considerata come “l’arte del diavolo”. La sera quando vanno a letto i giovani kamikaze sognano solo il paradiso. Non vedono l’ora di andarci. La mattina si alzano incazzati perché sono vivi. Perché quando nasci islamico tu piangi, e quando muori , tu ridi e gli altri piangono.
La Sicilia 26 luglio 2005
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