” Si mangiarono i soldi”. Parlando di coloro che lo governano, il catanese ha sempre espresso una opinione pessimistica. Forse perché(senza offesa per nessuno) la cosa che il catanese stima più di ogni altra è il denaro. Non c’è grande affare o fenomeno economico senza che i catanesi ci siano dentro da protagonisti, a guadagnare la loro parte. Il palermitano vuole conquistare la potenza affinché gli serva per poi ottenere tutto il denaro di cui ha bisogno. Il catanese invece vuole guadagnare quanto più denaro possibile, poiché è poi sicuro di potersi pagare tutto quello che gli piace. Infatti Catania è la città più potente della Sicilia. E da Roma in giù non c’è probabilmente città che abbia goduto in questi ultimi quattro anni di stanziamenti davvero imponenti di pubblico denaro. Anche per questo Umberto Scapagnini è stato riconfermato sindaco della città etnea. Catania ha avuto fiumi di denaro per ogni cosa: fognature, strade, piazze monumentali, lungomare, scuole, ospedali, aeroporto, porto. Tutto è avvenuto secondo lo stile catanese, cioè forsennatamente, in un frastuono, una polemica affannosa di interessi. Ma è avvenuto. Ed i catanesi rispettano soltanto chi produce soldi, commercia, vende, acquista, rivende, tratta, costruisce.Quando non è stato possibile farli in altra maniera, il catanese i soldi li ha fabbricati falsi. A Catania nel dopoguerra ci sono state zecche clandestine che hanno fatto tremare la Banca d’Italia. I catanesi non perdono tempo con gli sconfitti. Raffaele Lombardo, il signor 20 per cento, ha promesso che farà costruire un nuovo aeroporto a Catania. Quello vecchio lo vuole trasformare in un centro congressi. I soldi? Li troverà Berlusconi a Roma . E la gente ci crede. Ci sono stati a Catania sindaci di popolarità clamorosa che sembravano davvero i padroni della città. Uscivano dal Palazzo degli Elefanti come gli antichi senatori romani uscivano dal foro, con una coorte di clienti che si aprivano a ventaglio al loro passaggio. Appena hanno finito di essere sindaci, il catanese li ha cancellati dal suo sentimento, non nutre per loro né devozione, e nemmeno disistima o rancore: semplicemente non li considera più. Ecco perché Enzo Bianco non avrebbe mai potuto vincere. I catanesi non avrebbero mai eletto un vecchio sindaco da cui hanno già "misurato" la gestione della cassa. Chi va al Governo di Catania, sa già che non sarà valutato per i suoi ideali, quanto per quello che farà per appagare gli amici. Questa grande forza umana che cova nell’anima della città non è avidità o cinismo. Tutt’altro. E’ una voracità di potenza, una continua insoddisfazione civile che fa camminare Catania. La quale nemmeno se nel duole, ma placidamente se ne frega.
(La Sicilia- 18-05-05)