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La storia di Cristian Nigro, un ragazzo siciliano ustionato che lotta per sopravvivere
lunedì 30 marzo 2015
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Questa è una storia di dolore, ma soprattutto di speranza. E' l'Odissea di un ragazzo siciliano di trentadue anni, Cristian Nigro, intraprendente come tanti altri, che ha lasciato la sua terra alcuni anni fa, con coraggio, per andare a trovare fortuna a due passi da Rieti, inseguendo la sua passione, fin da quando era bambino: costruire fuochi d'artificio. Illuminare le notti di luci, suoni, colori, lasciando migliaia di persone incantate, a bocca aperta. Ha girato il mondo, Cristian, per portare la gioia a tanta gente con la testa in sù. Poi lo scorso 28 febbraio una esplosione terribile ha interrotto questo sogno. Forse è stata una fatalità. Difficile dirlo con certezza. Un piccolo magazzino della fabbrica dove lavorava Cristian è esploso alle dieci e quaranta del mattino, in un decimo di secondo. "Erano solo in due quel sabato al lavoro. Una giornata normale, di manutenzione. Che cosa sia accaduto nessuno lo sa ancora di preciso. Sono stati travolti interamente dalle fiamme. Cristian ha avuto la forza di togliersi di dosso gli abiti bruciati, come gli avevano insegnato quando faceva il pompiere. Ha caricato il suo collega quasi carbonizzato in macchina. Ha chiesto aiuto. Non si è perso d'animo. Non si sa dove abbia trovato tutta quella forza in quel frangente drammatico", ci racconta con un filo di voce il padre Pippo che fa il muratore a Palazzolo Acreide, in provincia di Siracusa. Poi i due poveretti sono stati trasportati in elicottero a Roma, all'ospedale Sant'Eugenio, uno dei centri di eccellenza per grandi ustionati. Cristian non sa ancora che il suo collega di lavoro di cinquantacinque anni non ce l'ha fatta, purtroppo. “Erano come fratelli, condividevano la stessa passione, l’amore per i fuochi d’artificio, sempre alla ricerca di nuove emozioni da regalare al pubblico”, aggiunge con gli occhi lucidi Giovanni, lo zio affezionatissimo di Cristian, uno che nella vita fa il militare di mestiere, rischiando la vita nelle missioni di guerra. “I medici non vogliono che si deprima. In questi casi conta molto la voglia di reagire e di guardare avanti”. Anche Cristian ha ustioni terribili, molto profonde, in quasi tutto il corpo. Non è mai uscito dalla terapia intensiva, chiuso in quella stanzetta sterile,ricoperto quasi interamente dalle bende. Si vede che sta soffrendo in maniera dannata. Ma è lucido. Pienamente cosciente della sua situazione. Ha voglia di lottare e di continuare a vivere. Per lui qualsiasi infezione potrebbe essere fatale adesso. Per fortuna il suo viso si è salvato dalle fiamme, anche se gli occhi sono ancora gonfi e secchi. Quattro mesi fa Cristian ha perso la madre per un male incurabile. Un destino crudele, inaspettato. Ma ora la sua famiglia non lo lascia un istante. Sono arrivati anche gli amici di infanzia più cari dalla Sicilia. Soffrono tutti in silenzio, si abbracciano tra i corridoi di questo grande ospedale romano in stile liberty nel quartiere dell’Eur. E’ anche una lezione di vita, di comportamento. Nessuno ha il diritto di speculare sul loro dolore più intimo. "Gli parliamo tutti attraverso il vetro ogni giorno. Cerchiamo di dargli forza e di infondergli coraggio. Lui fa spesso le stesse domande. Ci chiede se tornerà il Cristian di prima. Già ha fatto grandi miglioramenti negli ultimi giorni. Muove tutte le parti del corpo. Noi siamo ottimisti, fiduciosi nel lavoro dei medici", racconta la fidanzata Marialuisa, una ragazza di Palazzolo Acreide, apparentemente fragile, ma con una grande forza interiore che traspare dai suoi occhi immensi e bellissimi. Dal giorno della tragedia non si è mai mossa dall'ospedale. Giorno e notte. Senza soluzione di continuità. Ma i medici per il momento non si sbilanciano sulla prognosi del suo ragazzo. E' ancora troppo presto, anche se le ustioni si sono ridotte in percentuale già di qualche decimo, dopo i primi interventi dei chirurghi. Ci vorrà ancora molto tempo prima di poter tirare un sospiro di sollievo. Lo sa anche la nonna, una donna battagliera nonostante i suoi ottanta anni, che ne ha passate tante nella vita. "Mio nipote ce la farà, qui è in buone mani. Se non lo avessero portato in questo centro specializzato, sarebbe morto dopo quella esplosione. Ma la strada verso la guarigione è ancora lunga. Piena di rischi. Ogni ora la situazione può migliorare o peggiorare. Per questo abbiamo preso una casa in affitto qui a Roma e resteremo accanto a Cristian. Ne usciremo tutti insieme da questa storia. Lo abbiamo promesso anche a lui”. La Sicilia 30 marzo 2015
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