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Combook. Ecco il futuro del giornalismo

martedì 17 gennaio 2012
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Combook.Come comunicare con i social network Ecco la prefazione del mio nuovo libro scritta dal giornalista del Corriere della Sera, Sergio Rizzo
Circola su internet una clip che ha come protagonista il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni. Chi non l’ha ancora vista, colmi in fretta questa grave lacuna. Si apre con Formigoni che impugna una spada e traccia sullo schermo la “F” di Facebook come fosse la “Z” di Zorro. Continua con il Nostro, in maglietta, blue jeans e scarpe da ginnastica, che compone insieme ad alcuni ragazzi, ciascuno con la propria lettera, le sigle dei social network Twitter, Facebook, Flickr… E si conclude con il governatore completo di cuffie che balla da solo invitando chi guarda a scaricare le suonerie per telefonini targate Formigoni. Il più piccolo dei miei tre figli, che ha appena compiuto otto anni, ha sbirciato gli ultimi secondi del video mentre lo stavo guardando e poi, disgustato, ha sfoderato un commento al fulmicotone: “Umiliante…”. Che dire? Non avrei saputo sintetizzare con una parola migliore di quella (“umiliante…”) la performance del governatore.
Mio figlio non conosce Formigoni. Non l’ha mai visto neppure in televisione. Meno che mai, ha idea del suo ruolo istituzionale. Ovvio che la sua battuta è stata la reazione istintiva di un bambino che osservava un signore di 64 anni abbigliato come un adolescente dimenarsi apparentemente senza alcun motivo come un adolescente. Una situazione che lui poteva facilmente interpretare come per una scena di Paperissima.
Senza averne coscienza, tuttavia, quel ragazzino di otto anni ha identificato perfettamente con un vocabolo (“umiliante…”) l’abisso che c’è oggi fra la politica italiana e il mondo nuovo.
Sia ben chiaro: non ce l’ho con Formigoni. Ma niente meglio di quella clip rende lampante il colossale equivoco nel quale è caduta una politica vecchia che pensa di accorciare la distanza siderale con la società civile semplicemente inseguendo il consenso che fugge sempre più rapidamente nella rete. Terreno per la maggior parte di loro del tutto ignoto, simile a quelle lande africane sconosciute che i Romani consideravano inutile esplorare, limitandosi ad ammonire i viandanti: “Hic sunt leones”.
Un’esagerazione? Il fatto è che molti dei nostri politici, convinti forse che per conquistare l”elettorato più giovane” sia sufficiente aprire un sito e mettersi le scarpe da ginnastica, scambiano il veicolo “internet” con la soluzione del problema. Che consiste invece, com’è noto, in un rapporto sempre più deteriorato fra i cittadini e una classe politica screditata, considerata dai più ingorda e incapace a governare un Paese che da dieci anni ha smesso di crescere.
Rincorrono tutte le suggestioni del web, dai blog ai social network, non avendone mai compreso il vero significato né la portata eversiva per i mezzi tradizionali della comunicazione politica. E sono a disagio. Assomigliano ai freddi e vecchi manifesti che vediamo per le strade che i passanti degnano ormai soltanto di qualche sguardo distratto: l’unica differenza è che questi cartelloni sono appesi su muri diversi. Muri elettronici, ma pur sempre muri. Mentre è bastato che un dipendente precario licenziato della Camera, ormai noto come Spider Truman, postasse su Facebook una violenta invettiva contro gli sprechi del Palazzo per raccogliere in poche ora 400 mila opinioni. Scatenando un dibattito che ha scavalcato in un amen giornali, radio, talk show televisivi…E la nostra politica, decrepita, non capisce. Continua ad appendere cartelloni con facce impomatate e a diffondere proclami e promesse non mantenute, quando invece dovrebbe utilizzare la rete soprattutto per fare una cosa che purtroppo si è dimostrata incapace di fare: ascoltare.
Vero è che non hanno capito ancora a fondo, diciamo la verità, neppure coloro che per primi avrebbero dovuto cogliere i segnali di cambiamento. L’editoria italiana è in gran parte ancora imprigionata in schemi produttivi (e anche sindacali) vecchi come il cucco, ostacolo in molti casi insormontabile.
Ma se qui almeno qualcuno cerca di imboccare la strada della svolta, commettendo magari anche errori di valutazione, nel Palazzo si va avanti per inerzia. Il che significa, in questo caso, andare indietro.
Ricordate il 2001, quando il governo di Silvio Berlusconi promise la rivoluzione informatica con la “digitalizzazione” della pubblica amministrazione? Ricordate il ministro dell’Innovazione Lucio Stanca, arrivato direttamente dall’Ibm? Ricordate le 3i: internet, inglese, impresa? Sapete che cosa ne è rimasto? Nel 2010, secondo netindex.com, l’Italia figurava al settantesimo posto nella classifica mondiale della velocità media della connessione internet. Nell’Unione europea eravamo ventiseiesimi su 27 Paesi: davanti soltanto a Cipro. La velocità media di connessione risultava l’anno scorso di 3 Mbps (Megabit al secondo), contro i 6,8 della Romania. La Romania! E che dire della famosa banda larga, un altro doloroso capitolo che ci vede in fondo alla classifica europea? Il tutto mentre il numero dei Comuni italiani dove è possibile per un cittadino iniziare e chiudere una pratica senza mai fare una fila o consegnare una carta, sono 541 su 8.100. Il 6,7%. E alle imprese va ancora peggio, con appena 112 municipi in grado di trattare integralmente online i loro rapporti con la burocrazia.
Una politica che davvero avesse compreso la direzione verso la quale sta andando il pianeta ci metterebbe un impegno diverso. Almeno per raggiungere la Romania.
La conclusione? Ancor più del salto tecnologico, qui occorre un notevole salto culturale. Andrea Benvenuti e Salvo Guglielmino hanno il merito di aver scritto un bel libro che può dare una mano. Ai giornalisti, perché facciano con più scrupolo e intelligenza il proprio lavoro. Agli editori, perché si rendano conto fino a dove si è spostata la frontiera dell’informazione. E perfino alla politica, perché riprenda il contatto con la realtà. Buona lettura.

Sergio Rizzo
(Prefazione al volume Combook. Come comunicare con i social network CDG editore-  di Salvo Guglielmino e Andrea Benvenuti, in libreria a gennaio)

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