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Dopo la grande "piazza" di Veltroni, ora Berlusconi riapra il dialogo
domenica 26 ottobre 2008
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A quale strategia risponde la grande manifestazione del Circo Massimo di Walter Veltroni? Il centrodestra ha vinto le elezioni e il governo gode di un consenso superiore al 60%. Leggo, qua e là, che la manifestazione (che indubbiamente per Walter è stata un grande successo mediatico) sarebbe servita a «fare proposte». Mi chiedo se vi sia davvero qualcuno oggi, a destra come a sinistra, che conosca la ricetta con cui uscire dalla crisi del credito e sappia con buona approssimazione quali problemi dovremo affrontare nei prossimi mesi. La soluzione, quando verrà, sarà europea, se non addirittura atlantica; e il governo italiano, chiunque lo presieda, prenderà decisioni che saranno il risultato di una concertazione collettiva. Sperare che da una grande manifestazione di piazza potesse emergere un programma credibile era quindi, nella migliore delle ipotesi, illusorio. Potevano emergere invece risentimenti, denunce e quel gioco al rialzo verbale che è l’inevitabile ingranaggio di queste occasioni. Non penso che i leader del Pd volessero delegittimare Berlusconi (un esercizio già tentato inutilmente), credo che abbiano corso un rischio inutile e dato un’evidente dimostrazione di forza organizzativa ma di debolezza politica.



Di questa vicenda, tuttavia, sono responsabili anche il governo e soprattutto il suo leader. Berlusconi crede che i consensi del momento e la sua abbondante maggioranza (conquistata peraltro grazie a una particolare legge elettorale) gli permettano di governare per decreti e pubbliche sortite, di trattare l’opposizione come un’entità ingombrante e faziosa, di lamentarsi se i telegiornali e la stampa non raccontano la realtà che gli piacerebbe leggere e vedere, di affermare oggi e smentire domani come se gli italiani non fossero in grado di distinguere una dichiarazione dall’altra. Non comprende che l’esercizio del potere comporta anche obblighi e responsabilità. Ha il diritto di governare e di prendere in ultima analisi le decisioni che gli sembrano più opportune. Ma ha anche l’obbligo di informare, consultare, ascoltare. Per due ragioni. In primo luogo perché l’avversario umiliato e frustrato cede spesso alla tentazione di assumere atteggiamenti sempre più intransigenti e radicali. In secondo luogo perché la grande maggioranza degli italiani è stanca di litigi, insulti e accuse reciproche. Spero che Berlusconi non si illuda. Dietro i sondaggi rassicuranti delle ultime settimane si nasconde una marea crescente di scetticismo, rabbia e sfiducia che rischia d’investire l’intera classe politica. Stiamo andando verso momenti difficili durante i quali occorrerà prendere decisioni impopolari. Non servono né le grandi manifestazioni popolari né lo stile aggressivo del presidente del Consiglio. Servono nel rispetto dei ruoli una visione e un impegno comuni.
26 ottobre 2008





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