Nuova puntata delle telenovela del petrolio in Val di Noto. La giunta regionale siciliana guidata da Salvatore Cuffaro ha approvato un disegno di legge destinato a bloccare gli scavi in tutta l’isola, anche quelli per cui le imprese hanno già ottenuto le concessioni della Regione. Ed è scattata così una corsa contro il tempo: chi è già in possesso delle autorizzazioni(la Panther ha quasi completato l’iter) si può mettere in regola, iniziando a trivellare prima che l’Assemblea regionale approvi la legge. E la politica si divide nuovamente. Fabio Granata, ex assessore all’ambiente che per primo ha iniziato la guerra alle trivelle interpreta la norma in modo restrittivo: “A Noto o nelle vicinanze non si riuscirà a sfuggire al divieto, anche grazie alla battaglia che i sindaci stanno facendo, negando le loro autorizzazioni. Tuttavia una norma scritta così probabilmente può fermare anche gli scavi che si stanno progettando nella provincia di Ragusa, dove i sindaci sono d’accordo”. Ma dentro la stessa giunta regionale c’è chi parla di “blocco eccessivo”, come il capogruppo di An, Salvino Caputo, visto che il testo va addirittura al di là di quanto ci si potesse aspettare. “L’impressione è che Cuffaro abbia voluto norme ancora più restrittive per farsele poi bocciare in aula”, è il commento ironico di Raffaele Leone, l’ ex sindaco di Noto, la città simbolo della protesta degli ambientalisti. E gli americani cosa pensano di questa assurda situazione che cambia in continuazione? “Contro di noi è in atto una campagna fondata su una serie di equivoci”, dichiara a Economy Jim Smitherman, presidente della ''Panther Gas''. “Il Val di Noto non corre alcun rischio ambientale e, soprattutto, vogliamo chiarire che non ci occupiamo di petrolio ma di gas, per sua natura pulito. I rischi ambientali non esistono. Che dire, allora, delle estrazioni di petrolio dell'Agip che vanno avanti da decenni nel territorio di Ragusa? Mi pare ipocrita – sostiene il magnate texano- che per esempio il Comune di Noto da un lato continui ad incassare le royalties dall'Eni e dall'altro si rifiuti di rispettare un accordo sottoscritto con noi nel 2005. Quanto alle proteste -conclude - non è vero che la popolazione è contro le trivellazioni. Noi rispettiamo le leggi, lo stesso dovrebbero fare la Regione e le amministrazioni locali: abbiamo già speso 10 dei 43 milioni d'investimento, non ci possono dire ora che ci hanno ripensato. Fino a questo momento, venire in Sicilia si è dimostrato un errore”.
Panorama- Economy - 12 ottobre 2007