Il leader del Partito Democratico? Vedrete, sarà Walter Veltroni.
Sono i giorni dei congressi dei Ds e della Margherita che sanciranno la nascita del partito democratico. E’ un processo costituente importante che, tuttavia, non è nato sulla base di una spinta “popolare”. Tutti sanno che è stata la nomenclatura politica(da una parte Fassino e D’Alema, dall’altra Rutelli e Marini) a decidere di accelerare l'unificazione delle due forze politiche più significative dell’Ulivo. Questo rimane il grande limite della gestazione del partito democratico. Nessuno sa come reagiranno il prossimo anno gli elettori dei due partiti che hanno deciso di auto-sciogliersi. I sondaggi sono, per ora, tutti negativi. La verità è che i partiti(nuovi e vecchi che siano) si reggono sulla condivisione di valori precisi e di una comune concezione della vita, della società, dell'economia. E in questo neo partito democratico sembra esserci, invece, tutto ed il contrario di tutto: cattolici popolari e laici anticlericali; convinti liberalizzatori e nostalgici statalisti; filo americani e anti americani;sostenitori della Tav e ambientalisti sfegatati. Le contraddizioni sono tante ed evidenti. La più emblematica è la futura collocazione del partito democratico in Europa. La Margherita non ha alcuna intenzione di entrare nell'internazionale socialista. I Ds non vogliono rinunciare alla loro identità marxista. Dunque, la strada è tutta in salita. Molto dipenderà dalla scelta del futuro leader di questo “partito nuovo”,per usare la formula togliattiana usata da Piero Fassino nella sua relazione di Firenze? Solo se guidato da un leader carismatico, il partito democratico potrà avere un futuro e seguito nell’elettorato di centro sinistra. In teoria, il segretario del futuro partito democratico dovrebbe essere Romano Prodi, che è stato il fondatore dell’Ulivo. Ma la cosa appare oggi improbabile. Se il leader sarà scelto dai delegati eletti dall'assemblea costituente, hanno molta più probabilità di vincere i signori delle tessere: Fassino, Marini, D'Alema, Franchescini,Rutelli. Se, al contrario, l'investitura avverrà attraverso le primarie , attenti osservatori sostengono che il vero leader possa essere Walter Veltroni. La cosa non ci stupirebbe più di tanto. E’ evidente che il sindaco di Roma coltiva questa ambizione dal giorno in cui è finito il partito comunista alla Bolognina. Veltroni ha le caratteristiche giuste per il PD: scrive romanzetti popolar-nazionali, va alle partite di basket, ha convinto i divi del rock a cantare davanti al Colosseo. E’ ben visto dalle gerarchie cattoliche per il suo impegno per l’ Africa e per le tante chiese costruite a Roma in questi anni. I giornali lo pompano e ne magnificano tutti i giorni le gesta. Una certa sinistra lo ama per la sua immagine moderna: un cocktail di populismo, americanismo, e fiera dell’effimero. Sì, Veltroni appare oggi l’interprete principale della “macedonia” di valori che finora sta alla base di questo partito democratico. Sarà lui il nuovo Tony Blair all'italiana?
La Sicilia- 20 aprile 2007