Oriana Fallaci si è spenta nella sua amata Firenze dopo anni di lotta contro il cancro. Ci mancherà tanto. Ho avuto la fortuna di conoscerla, tanti anni fa, a Parma, a casa di un comune amico giornalista. Voglio raccontarvi questa storia per farvi capire la schiettezza di questa donna straordinaria che ha segnato una epoca nella storia del giornalismo e della letteratura. La Fallaci suscitava immediatamente un duplice sentimento: una immensa simpatia oppure una antipatia che deragliava nel disprezzo. Quando le dissi che ero di Siracusa , sbottò in una risata senza fine, corroborata da furiosi colpi di tosse per le tante sigarette fumate e per la malattia che già la divorava. ”Siracusa, oh Siracusa, ma davvero? Bellissima città. Il mare, il ponte, Ortigia, il porto, un gioiello. Sono degli assassini, degli assassini quelli che hanno pensato di costruire a pochi chilometri quella orrenda raffineria per trasformare dei poveri contadini in operai. I bambini nascono deformi, le donne abortiscono senza sapere il perchè. E voi che cosa avete fatto? Niente. Niente.(Tosse). Ma tu lo sai che una volta sono andata a Siracusa a vedere l’Elettra e mi sono messa a gridare in mezzo al pubblico perché avevano ammazzato il testo antico della tragedia di Euripide. Era diventata una specie di farsa.(Altra risata e tosse). Elettra sembrava uscita da un manicomio di Parigi, una pazza scatenata. Mi hanno portato via i carabinieri, di forza. E -sai- che- hanno- fatto- i- tuoi- amici- siracusani-: hanno applaudito i carabinieri. Si sono messi a gridare : buttatela fuori , quella pazza comunista. Non avevano capito un bel niente forse perché erano ammorbati dall’aria putrida del petrolchimico che saliva come uno spettro alle loro spalle. Applaudivano perché avevo osato contestare la regia di uno sconosciuto regista francese. Ma che ne sanno i francesi della tragedia greca? Loro hanno il can can, le ballerine, il vino, le ostriche, vivono con il culto di Napoleone e di Cyrano.(Tosse) Che ne sanno della Magna Grecia, della vostra cultura, delle vostre radici?”. Restai a guardarla, immobile, in silenzio. Poi, ancora stordito da quella filippica, dissi , l’unica cosa che in quel momento mi uscì dalla bocca. ”Veramente, io sono nato a Palazzolo Acreide...”
Roma 15 settembre 2006