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L'anno che verrà: lettera "aperta" a Rita Borsellino
mercoledì 28 dicembre 2005
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Cara Rita Ti scrivo, così mi distraggo un po'. E siccome sei molto lontana più forte Ti scriverò... Da quando sei stata scelta,democraticamente, per sfidare in primavera l'ineffabile Totò Cuffaro, c'è una grossa novità. I siciliani onesti e laboriosi(che sono, poi, la stragrande maggioranza),anche quelli sparsi in ogni angolo del mondo, si aspettano un vero cambiamento dalle prossime elezioni. Sarà la volta buona? Non è possibile che tutto continui a rimanere come prima. Almeno centomila siciliani, fra uomini e donne, in questi ultimi anni, si sono cancellati dalle liste di disoccupazione ed hanno lasciato la propria casa, i genitori, la moglie, il marito, i figli. E' un esproprio della nostra ricchezza. Interi paesi si stanno spopolando, come avveniva negli anni cinquanta, nell'indifferenza generale. Chi parte non ha più la valigia di cartone, come un tempo. Ma sono pur sempre “emigranti”. Vanno in Friuli, in Veneto, nei paesi del nord Europa : sono carpentieri, muratori, piastrellisti, manovali, elettricisti. Ma ci sono anche ingegneri, avvocati, medici, insegnanti, geometri. Uno stesso miserevole destino li accomuna. Vivono in appartamentini di quattro stanze, una camera per due immigrati. Un solo bagno per otto persone. E sai, Cara Rita, qual è il paradosso: per pagare una parte dell’affitto, si fanno persino spedire i soldi dai genitori o dai nonni. Tuttavia, molti di loro non torneranno più. Per fare che cosa? Per riprendere a bighellonare, su e giù, per il “Corso” del paese, per lavorare in nero a 400 euro al mese? Al diavolo la Sicilia!
Ed allora, che cosa proporrai per fermare questo sconfortante ed antistorico "esodo" di tanti giovani siciliani senza lavoro ? Quale sarà il Tuo programma di riforme( con la necessaria concertazione, si intende) per cambiare "davvero" il volto della Sicilia? Che cosa farai, concretamente, per dare una immagine, finalmente,positiva della nostra terra straordinaria? Saprai dire qualcosa di "centro" per conquistare i voti anche degli elettori delusi della Casa della Libertà, i moderati, i tanti democristiani "non pentiti", lontani anni luce sia dagli intrecci mafiosi, sia dagli estremismi di una sinistra radicale molto parolaia ma poco concreta? Vedi cara Rita, cosa Ti dico e Ti scrivo: la lotta alla mafia e lo sviluppo devono arrivare insieme. Siamo arcistufi di una immagine stereotipata e ferma della Sicilia, di passare per un popolo di mafiosi ed antimafiosi, assassini ed eroi, letterati ed ignoranti, lavoratori e pluriassistiti, ipercreativi e mangia pane a tradimento. La Sicilia vuole diventare una regione "normale", migliore delle altre, se è possibile. C'è una grande ansia di riscatto sociale e civile. Vogliamo essere orgogliosi di dire: sì, sono siciliano!
Vedi, cara Rita: per fare questo, non bastano gli slogan o la buona volontà. Occorre un buon governo, capacità di innovazione, una politica di attrazione per le imprese, un clima sociale favorevole. La Sicilia è troppo lontana dai mercati del centro Europa, c’è tanto lavoro nero, ed una burocrazia lenta e non al passo con i tempi. E poi, Tu lo sai bene, c’è la mafia, sempre presente, attenta ad ogni fenomeno, pronta ad adattarsi ad ogni nuovo business. Lo Stato ha sempre preferito una Sicilia stracciata, turbolenta, imbrogliona, mafiosa. Basta pensare alle opere pubbliche. Gli aeroporti di Palermo e Catania sono rimasti gli unici nell’isola. La rete ferroviaria è stata praticamente smantellata. Il sistema stradale fa letteralmente pena, con tante autostrade che attendono progetti e fondi. Alcune di esse sono rimaste tracciate solo sulla carta, molte altre sono in costruzione da trent’anni, nonostante centinaia di miliardi stanziati e promesse di ogni "colore" politico. Parliamo della Catania-Siracusa, la Siracusa-Gela,la Gela-Santo Stefano di Calastra, la strada veloce Nord-Sud, che avrebbe dovuto unire la costa meridionale a quella settentrionale, passando per il centro dell’isola. E poi, ancora, la Gela-Trapani, la Trapani-Mazara, la Ragusa-Catania, la Palermo-Agrigento, la Agrigento-Caltanissetta: tutte strade inserite nella ‘"legge obiettivo". Figuriamoci se si farà mai il Ponte sullo Stretto... Ogni giorno in Sicilia la cronaca registra grandi e piccoli casi di mala sanità: si muore anche per una banale emorragia. Intanto i piccoli ospedali zonali di provincia, sorti quasi tutti alla fine degli anni ’70, vengono lentamente trasformati in poliambulatori. I medici più bravi e preparati scappano via nelle centinaia di cliniche convenzionate dalla Regione, e la gente a sua volta scappa via dai piccoli ospedali pubblici, perché ha paura anche a farsi fare una iniezione.Le coste sono state deturpate dal cemento, non ci sono depuratori, i monumenti archeologici hanno bisogno di restauri urgenti, in molte città l'acqua arriva a giorni alterni, mancano gas, fognature, impianti sportivi. Il turismo, il commercio e l'agricoltura vivono alla giornata, senza gli aiuti necessari ed una programmazione adeguata. Non c'è da scandalizzarsi se poi i giovani sognano tutti di essere assunti da "mamma" Regione. Questa è ancora oggi, purtroppo, la Sicilia. Altro che Europa!
Vedi cara Rita: l'anno che sta arrivando tra un anno passerà. Io mi sto preparando. Ma la Sicilia cambierà?
29 dicembre 2005- Europa
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