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Gli americani della Phanter non hanno trovato il gas nella Val di Noto. Ma gli ambientalisti protestano lo stesso...
martedì 8 novembre 2005
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Resistere, resistere, resistere. Era lo slogan che risuonava qualche giorno fa per le strade di Noto, la capitale del barocco siciliano. Nel mirino delle associazioni ambientalistiche della città c’è ancora la Panther Resources, la società texana che da alcuni mesi sta trivellando la Sicilia orientale alla ricerca di “idrocarburi liquidi e gassosi”, dopo la controversa autorizzazione della giunta di Totò Cuffaro.
“Noi andiamo avanti”, anticipa a “La Sicilia” , dalla sua residenza a Houston , Jim Smitherman III, il giovane presidente della multinazionale americana.Forse anche per scaramanzia, il progetto era stato siglato con una parola greca, ”Eureka”, in onore del siracusano Archimede. Ma, a quanto pare, le scavatrici americane, almeno finora, hanno fatto cilecca.
”Sfortunatamente ,nessuno dei due pozzi che abbiamo trivellato nelle campagne del ragusano, produce un flusso di gas continuo.Ma noi non ci arrendiamo così presto. Continuiamo a credere nel potenziale produttivo della Val di Noto, nonostante i risultati non incoraggianti”, sostiene il petroliere americano, anche se, dalle sue parole, trapela una evidente delusione.
“Contiamo di poter perforare uno o due altri pozzi nel 2006. Ma non abbiamo ancora deciso dove sia meglio farlo. Qualsiasi decisione non solo comporta costosi studi geologici e d’ingegneria, ma è soggetto anche al rilascio di autorizzazioni da parte delle autorità Regionali e dei Comuni interessati.”
D.Mister Smitheerman ,la vostra ricerca ha riguardato finora gli stessi pozzi di gas già perforati e poi abbandonati dalla Edison alcuni anni fa?
R.” Solo in parte. Il primo pozzo, Eureka 1, e’ un pozzo totalmente nuovo, perforato a circa 20 metri da un vecchio pozzo scavato in precedenza da un’altra Società, ed e’ stato completato il 12 agosto 2005. Il secondo pozzo, Nobile 1, ha comportato una vera e propria perforazione attraverso dei tappi di cemento dall’interno di un precedente pozzo abbandonato. Questa operazione è stata terminata il 30 settembre 2005.”
D.- E quali sono stati i risultati in termini di quantità e qualità del combustibile estratto?
R.”Le ripeto: sfortunatamente per Panther,nessuno dei due pozzi è stato trovato con una produzione di flusso di gas continuo”.
D. Tuttavia, pare che i pozzi siano stati chiusi con delle valvole, nell’attesa che arrivi l’ autorizzazione ad immettere il gas nella rete siciliana dei metanodotti?
R.”Gli ingegneri della Panther stanno analizzando i risultati dei primi due pozzi per decidere sui programmi di lavoro ed investimenti futuri al fine di accertare l’esistenza di gas producibile economicamente. L’immissione futura nei metanodotti dovrà rimanere in attesa fino a che i pozzi saranno stati testati con successo”.
D.Insomma, le trivellazioni nella Val di Noto continueranno?
R.”Nonostante i non incoraggianti risultati dei primi due pozzi, Panther Eureka continua a credere nel potenziale di gas della zona di ricerca che ci è stata assegnata dalle autorità Regionali . Speriamo di poter perforare uno o due altri pozzi nel 2006, ma non abbiamo ancora deciso dove sia meglio farlo. Qualsiasi decisione non solo comporta costosi studi geologici e d’ingegneria ma anche il rilascio di autorizzazioni da parte delle autorità Regionali e dei Comuni interessati sulla base di nostri impegni precisi a continuare le nostre attività nel pieno rispetto dell’ambiente e delle comunità”.
D. Secondo le associazioni ambientalistiche, il vostro vero obiettivo rimane la ricerca del petrolio e non il metano. Si temono ripercussioni per l’ambiente e per il turismo. Lei che cosa replica a queste accuse?
R.”Dalla scoperta iniziale del petrolio negli anni 50 a Ragusa e Gela, la Sicilia ha prodotto in modo significativo piu’ petrolio che gas. Comunque bisogna tenere presente che all’inizio i mercati per il gas ed i metanodotti erano molto limitati. Lo ripeto ancora una volta: il progetto della Panther s’interessa solo della ricerca di gas metano che si ritiene esistere in Sicilia in quantità economicamente producibili. Il petrolio non ci interessa. Non c’è alcun rischio per i beni culturali ed i siti dell’Unesco. Perforiamo solo in campagna, nei terreni adibiti a pascolo, in piena armonia con il paesaggio” .
D.Lei è sempre convinto che la Sicilia potrebbe diventare “autonoma” sul piano energetico?
R. “La Sicilia potrebbe raggiungere un livello di autonomia energetica ed un’economia piu’ robusta se le compagnie petrolifere fossero incoraggiate a lavorare e ad usare nuove tecnologie per lo sviluppo delle esplorazioni e della produzione.”

La Sicilia - 7 novembre 2005






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