Tutti alla corte di Giuliano Ferrara. Ma chi è costui per richiamare tanta attenzione dalla politica?
Una volta le manifestazioni di piazza venivano promosse dai partiti ,dai sindacati, dalle associazioni, dalle autorità religiose. Dopo il successo della opportuna sflilata “bipartisan” pro Israele, di giovedì scorso a Santa Costanza, promossa dal “Foglio”, c’è da domandarsi davvero chi sia effettivamente questo Giuliano Ferrara, il quale riesce a far marciare , mano con mano, Bondi e Fassino, Rutelli e La Russa. Per carità, Ferrara è un giornalista importante, un opinion makers con gli attributi. Alle spalle ha una storia importante. E’ stato un dirigente del PCI a Torino negli anni settanta, poi è diventato un sostenitore di Craxi, poi ha fatto il Ministro nel primo governo Berlusconi. Ha fatto tanta televisione(da lui definita “spazzatura”), ha diretto Panorama . Insomma , ne ha fatto delle cose questo Ferrara, figlio di cotal Ferrara, deputato comunista e uomo della Resistenza. Tuttavia, Ferrara rimane un giornalista, che ha una trasmissioncina serale su “La Sette” e dirige un giornaletto, il Foglio, che vende 10-20 mila copie al giorno. Ma allora: perché tutti accorrono alla corte di Giulianone? E’ davvero un bel mistero. Ma chi è questo Ferrara? Che cosa rappresenta nella politica italiana? Non penso, francamente, che gli uomini politici della prima repubblica (Moro, Andreotti, Fanfani, Berlinguer, Nenni, per fare qualche nome) sarebbero accorsi come “marionette” all’appello di piazza del Ferrara di turno. No, non ci credo. Quella era gente seria, sobria, autorevole, autonoma. I politici attuali sono invece dei semplici “giullari”, non hanno spina dorsale, vivono alla spalle di giornali e televisioni. Sono dei parassiti. Che cosa sarebbero Mastella e moglie, Pecorario Scanio e i verdi, o lo stesso Follini-Potter se non ci fossero oggi la televisione e i giornali? Accanto a loro, Giuliano Ferrara , appare , giustamente, un gigante. Anzi, potrebbe fare anche il Presidente della Repubblica. Magari con un plebiscito di piazza. Chissà se non ci sta già pensando?
Lettera inviata a Il Foglio- 5 novembre 2005